24/06/2019

Romanistan - Diario #1

Autore: Luca Vitone
Tratto da: Il Manifesto

Il viaggio parte a Bologna in orario. Oggi siamo appena arrivati a Sofia, Bulgaria e abbiamo attraversato senza problemi, le frontiere di Slovenia, Croazia, Serbia, Romania e Bulgaria.

La questione delle frontiere è uno degli aspetti più rilevanti, e preoccupanti, di questo progetto. Vedremo uomini in divisa quasi tutti i giorni del nostro viaggio. Per ora, confusione monetaria a parte, ci sentiamo ancora inclusi in un sistema europeo che, nonostante le sparate sovraniste, mantiene ancora una certa coerenza e limpressione che quel progetto rappresenti una grande evoluzione nella storia dei rapporti trans o post nazionali.

Una delle nostre macchine ha la targa Svizzera, il nostro ambasciatore è un Rom, Santino Spinelli, docente di romanologia e musicista. Man mano che le giornate passano, gli scambi di battute tra lui e Athos (lautista ticinese che ci accompagna assieme ad Enrico) si fanno più disinvolti.

Su mia insistenza ottenere dalle personalità Rom che stiamo incontrando e intervistando in queste città europee una risposta alla domanda se questo popolo sogni o meno la costruzione di uno stato territoriale, come avvenuto per gli ebrei, Santino e gli intervistati fino ad ora (Joseph Horvath a Lubiana, Veliko Kaitazi a Zagabria, Jovan Damianovic a Belgrado, Romeo Tiberiade a Craiova) hanno insistito che i Rom, questo benedetto stato-territoriale non lo vogliono. Non solo non lo vogliono, ma anche lepica di una terra del ritorno, il mito e lideologia dellorigine nel loro caso lIndia appare sfumata come può esserlo la memoria di un popolo praticamente privo di una letteratura scritta e di un testo sacro, IL LIBRO.

Dopo cinque giorni di tormentone, Santino propone alla fine di consegnare ai 12 milioni di zingari (termine politicamente scorretto) i quattro cantoni elvetici, e mandare in giro al loro posto gli svizzeri su camper, carrozze, motociclette e campi... e se la vedano poi loro.

Battute a parte, la questione di un popolo senza stato, inteso nei termini giuridici e politici che conosciamo, è uno degli aspetti più stimolanti di tutta la vicenda; ci rendiamo inoltre conto, intervistando personaggi che hanno avuto incarichi parlamentari e di governo, che emerge in ogni caso lidea di una nazione Rom, una Nazione senza terra.

Cè una sorta di inversione rispetto allimpostazione Nativista, quelle che accomuna amerindi, australiani e altre popolazioni che hanno subito limpatto coloniale europeo: in questi casi si poteva quantomeno rivendicare un diritto di precedenza territoriale.

E tutto sommato, questa vicenda rischia proprio di questi tempi di assumere una rilevanza paradigmatica, di fronte alla prospettiva di after-finitudine che nelle narrazioni accellerazioniste e antropogeniche, porrebbe lumanità di fronte alla perdita del proprio tutto>MONDO.

La Nazione-senza-terra, potrebbe insegnarci molte cose.

Viaggiando con 1 musicologo musicante, 1 antropologo cannibale, 2 passeur, una troupe e un artista, forse sarà possibile raccogliere il materiale per dare forma a una immagine se non unitaria, comunque leggibile, di una Cultural-Nation dispersa nello spazio/tempo del pianeta ma, misteriosamente, interconnessa da volatilissimi segni immateriali, costituiti da voci, suoni, atteggiamenti, danze e modi di fare.

Lultima immagine che accompagna questa prima uscita del nostro diario di bordo, è quella del primo sincro-gate che abbiamo incontrato. Un club frequentato da adolescenti le cui componenti percettive ci hanno già teletrasportato in Armenia, o Georgia o Panjab.


 

Romanistan di Luca Vitone è un progetto promosso dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, vincitore della IV edizione del bando Italian Council (2018), concorso ideato dalla Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane (Dgaap) del Ministero per i beni e le attività culturali, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo. In collaborazione con «Il manifesto», sul nostro sito, uscirà ogni settimana un breve diario di viaggio che segnerà le tappe del percorso dell’artista con il suo gruppo. Le tappe saranno narrate su www.ilmanifesto.it ogni venerdì a partire dal 31 maggio, per finire il racconto di parole e immagini il 5 luglio ( sei puntate). Sul sito di Luca Vitone sarà possibile vedere le coordinate geografiche in cui si troverà ogni tot minuti.
www.lucavitone.eu